Gli animali sono da sempre presenti nelle riviste di moda, dove compaiono su pubblicità e servizi fotografici: i cani sono tantissimi, seguiti da animali più esotici come tigri, pappagalli, scimmie, leopardi e cammelli. Il sito Fashionista ha raccolto alcuni tra i casi recenti più famosi – Cara Delevingne con un gufo sul guanto per Mulberry, Julianne Moore con due cuccioli di leone per Bulgari, le pantere dei gioielli Cartier – e chiesto il motivo di un tale successo a giornalisti ed esperti. Un altro aspetto di cui si parla sempre sono le implicazioni etiche dell’utilizzo degli animali nelle campagne pubblicitarie, contestato da animalisti e attivisti come un vero sfruttamento.Secondo Joshua Katcher, autore del libro Fashion and Animals e professore di moda alla Parsons School of Design di New York, gli uomini sono e saranno sempre affascinati da «sesso, morte, cose occulte – e animali. Quando gli animali vengono messi su riviste e pubblicità di moda, si attiva un’area primordiale del cervello di ciascuno di noi». Katcher aggiunge che gli animali vengono utilizzati nel mondo della moda almeno dall’inizio dell’Ottocento.
Debra Merskin, che ha lavorato nel settore pubblicitario e insegna giornalismo e comunicazione all’università dell’Oregon, spiega che l’impiego degli animali nella pubblicità è ovunque, non solo in quella legata alla moda, perché gli animali, con i loro significati simbolici, sono profondamente radicati nel nostro immaginario. Basti pensare alle pubblicità di automobili che utilizzano i cavalli per evocare in modo immediato la potenza del motore: nel settore della moda sono impiegati per promuovere beni di lusso, borse, sciarpe e scarpe. A volte, fa notare Merskin, sono anche affiancati ad articoli in pelliccia: anche se oggi non si vedono più stole di volpe con la testa o le zampe dell’animale penzolanti, «ci comportiamo ancora come se i tessuti siano separati dagli animali da cui provengono».
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